VI TUFFATE NEI BATTERI. MA DICIAMOLO SOTTOVOCE

DSC01585Avevamo appena finito di passare in rassegna lo sporco che c’era in città alla vigilia della Notte+rosa. E oggi ci imbattiamo in due ordinanze del sindaco di Porto Recanati Roberto Mozzicafreddo, che contemplano 7 divieti di balneazione nelle acque cittadine. Giusto ieri, infatti, il primo cittadino ha vietato di fare il bagno nei tratti di mare 100m e 300m a sud del Musone, ma anche 300, 350 e 500 mt a nord del fiume Potenza. Mentre oggi il divieto ai tuffi scatta per la spiaggia a 450 mt a sud del Potenza, quindi nei paraggi del balneare Pineta Beach e delle spiagge libere circostanti. Del resto la situazione che abbiamo filmato il 21 giugno alla foce del Potenza, appena dopo una giornata di pioggia, potenzialmente non è delle più salubri, come vedete nel video qui sotto:

Ma tornando ad oggi, saranno state ancora le piogge di sabato, domenica e lunedì, ma ci dispiace: niente tuffi – tra gli altri posti – da Panetti, Oasi e Circolo della Vela, con relativo obbligo di piazzare il cartello di divieto di balneazione. Motivo? Da comunicazioni ARPAM in quelle acque – come nelle altre che vi abbiamo riferito – c’è un’eccessiva concentrazione del batterio Escherichia coli. Sarebbe a dire una “famiglia” di organismi che per intendersi comprende quei batteri che colonizzano l’intestino delle specie animali e dell’uomo, e che è causa di intossicazioni e diarree.

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A questo punto ci domandiamo: ma la gente tutto questo lo sa? O fa il bagno in mare, noncurante di tutto? In materia la legge è chiara: secondo il Decreto Legislativo 30 maggio 2008, n. 116 bisogna mettere i cartelli “in un’ubicazione facilmente accessibile nelle immediate vicinanze di ciascuna acqua di balneazione“.

Decreto 2008.png

Verifichiamo allora come ce la siamo cavata stavolta a Porto Recanati. E scendiamo in spiaggia da Panetti. Il cartello col divieto è apposto di lato rispetto alla passerella che porta in spiaggia, a una quindicina di metri dal bar. Una cosa grande come due fogli A4, appoggiata su una bacheca:

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Bisogna dire che in acqua c’è comunque pochissima gente. Quindi ci spostiamo al Circolo della vela e notiamo che il cartello è piazzato in una bacheca appesa a un casotto. In acqua c’è un po’ di gente.

Da Oasi ci avviciniamo a tre adulti stesi sui lettini nel bagnasciuga. “Non sapevamo niente, dov’è il cartello?”, ci dicono, prima di imbottirci di domande, questi signori che si dichiarano “del Vesuviano”. Proviamo a cercarlo pure noi, il cartello: lo troviamo esposto frontalmente al mare, invisibile per chi scende in spiaggia. Non sappiamo dirvi se per la legge siamo nelle “immediate vicinanze di ciascuna acqua di balneazione”. La verità è che siamo a 35-40 metri dalla riva, e il cartello è molto più comodo notarlo quando rientri per andare a casa o al bar a prendere la bibita. Ma a quel punto la frittata, se ti sei tuffato, è fatta, e infatti in acqua ci sono parecchi bimbi. E poi chi piazza il cartello a quel modo e in quel posto? Un vigile maldestro, o qualcun altro?

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Tornando a monte della situazione, negli scorsi anni l’amministrazione Montali aveva esordito con un po’ di impaccio, prendendosi quasi 24 ore per diffondere i cartelli coi divieti all’indomani delle “bombe d’acqua” del 14 agosto 2014. C’è da dire che da quella volta in poi tutti i divieti furono comunicati con discreta evidenza nel sito del Comune, almeno nella pagina “Il Comune informa/Avvisi e segnalazioni”, e largamente diffusi a botte di cartelli appiccicati in giro – a volte, come nel caso del 15 agosto, anche in luoghi un po’ particolari, tipo i pali della luce…

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Stavolta, invece, bisogna proprio andare a scartabellare nell’Albo Pretorio, perché la pagina “Avvisi e segnalazioni” è ferma a un annuncio del 21 giugno.

Albo pretorio_29 giu.png

Un compito che inizia ad essere improbo per i giornalisti, figuriamoci per la gente in spiaggia. Intanto noi concludiamo il nostro tour con la spiaggia libera a nord dell’Oasi, dove il cartello rimane un pelino più visibile rispetto al concessionario privato, sebbene i tre ragazzini e la signora intenti a fare la doccia mentre scattiamo non sapessero nulla di nulla della situazione:

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Il dilemma, per concessionari e amministrazione, è sempre il solito: far girare avvisi con evidenza, oppure limitarsi ad adempiere alle formalità – ammesso che siano state svolte correttamente anche stavolta. Insomma, per legge va data pubblicità ai divieti. Ma a volte – non sempre – c’è timore di darne “troppa”, per non “spaventare” il turista e deprimere gli incassi. Perché “il turismo è un volano per l’economia, dà da mangiare a tante famiglie e blablabla”. Ma a noi il “volano dei volani” pare che sia la salute. E un altro è la cautela. Perché la gente che si sente “fregata” poi magari non torna più. E a quel punto pure i soldi, dalla volta dopo, restano a Milano, a Varese, a Macerata, a Cingoli. Pensateci un po’.

1 thoughts on “VI TUFFATE NEI BATTERI. MA DICIAMOLO SOTTOVOCE

  1. Per non parlare della Rocca e di Senigallia. …io perennemente l eschirichia coli eschirichia la yersinia enterocolitica. ..chissà. ….di certo farò le vacanze in montagna. …Antonella Benedetti di Jesi

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